Quando è necessario adoperare un dispositivo convesso
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La comparsa delle placche convesse avvenuta all'incirca negli anni ’80 ha contribuito notevolmente alla gestione delle stomie problematiche, che fino ad allora potevano trovare parziale beneficio solo con l'impiego di cinture e pasta protettiva.
Il dispositivo convesso è quel tipo di presidio che presenta una curvatura sul lato della barriera cutanea che va a contatto con la pelle. La placca convessa esercita pressione sulla cute peristomale, distendendo o appiattendo eventuali pieghe cutanee e favorendo l’estroflessione della stomia rispetto all’addome.
Le stomie che solitamente necessitano dell’uso di una placca convessa sono:
· stomie retratte, cioè poste al di sotto del piano cutaneo e stomie confezionate a filo del piano cutaneo cioè non prospicenti;
· stomie confezionate su addome flaccido, lasso o pendulo, cute peristomale con pieghe e/o pliche che possono creare delle specie di “canali” sotto la placca, favorendo le infiltrazioni degli effluenti;
· stomie estroflesse rispetto al piano cutaneo, ma con apertura dell’ansa proiettata verso o vicino al piano cutaneo;
· stomie ad alta portata ricche di enzimi digestivi (gastrici, pancreatici...) che possono accelerare il processo di erosione della placca;
· anche le stomie malposizionate, cioè confezionate senza il disegno preoperatorio (ovvero, la ricerca della sede dove confezionare la stomia) possono essere suscettibili di distacco del dispositivo.
La letteratura è ormai concorde nel suggerire anche dall’immediato post-operatorio l'utilizzo della tecnologia convessa, al fine di prevenire ed evitare le infiltrazioni degli effluenti al di sotto della placca, causa primaria delle alterazioni della cute e di contaminazione della ferita chirurgica adiacente. Se già dalla fase post-operatoria si ritiene necessario adoperare una barriera cutanea convessa, è bene partire con un prodotto che abbia una convessità leggera tale da non creare alterazioni o complicanze della cute peristomale e della giunzione muco-cutanea.
Anche la visita di controllo (il cosiddetto follow-up) della persona a cui è stata prescritto un dispositivo convesso richiede maggior attenzione sia in relazione alla possibilità di variazione della conformazione addominale (aumento o diminuzione del peso corporeo) che del subentrare di complicanze di parete quali i laparoceli peristomali. Per questo motivo si rende necessario monitorare l’eventuale comparsa di alterazioni da pressione che possono evolvere in vere e proprie ulcere, a volte confuse con manifestazioni cutanee determinate da patologie intestinali croniche o da lesioni meccaniche da strappo.
Tali modifiche rendono a volte necessario cambiare il tipo di dispositivo, passando a convessità più leggere o più accentuate a seconda dei casi. I sistemi di ultima generazione presentano caratteristiche sempre più innovative in termini di spessore e misure. Tra i dispositivi attualmente ritroviamo differenti tipologie di convessità che vanno da quella soft a quella intermedia a quella più profonda. Tra i vari criteri di scelta, oltre che alla conformazione addominale e il tipo di stomia dobbiamo includere anche la tipologia di effluenti. I prodotti, grazie alle loro diverse caratteristiche, rispondono alle più svariate esigenze: sistemi monopezzo o a due pezzi, con placche modellabili, ritagliabili o pretagliate. Per ogni persona è possibile individuare in maniera mirata, il sistema di raccolta più idoneo.
In conclusione, non c’è alcun dubbio che i dispositivi convessi abbiano apportato notevoli miglioramenti nella gestione delle stomie problematiche. L’importante è monitorare sempre le condizioni della cute peristomale, magari ogni due settimane nel primo mese dopo la scelta del dispositivo e successivamente ogni 3-6 mesi a discrezione dell’operatore sanitario.
Un utilizzo appropriato dei dispositivi convessi può produrre risultati estremamente confortanti; un utilizzo impreciso, al contrario, potrebbe portare all’insorgere di complicanze. Quindi, nella scelta e nell’utilizzo di barriere convesse, si consiglia cautela, valutazione da parte dello stomaterapista e visite di controllo regolari.
Ogni persona stomizzata è unica nel suo percorso terapeutico, nello stile di vita, nelle abitudini; ogni stomia lo è a sua volta, nella forma, nelle caratteristiche e dal tipo di effluenti. Per questo è fondamentale utilizzare un sistema di raccolta che garantisca la miglior qualità di vita possibile che aiuti a mantenere l’integrità della cute peristomale, eviti le infiltrazioni degli effluenti al di sotto della placca, offra sicurezza nella vita di tutti i giorni e nelle relazioni.
Contatta la stomaterapista Simona Facchetti
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